Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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FIABE E LEGGENDE

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Praga, Emilio 35 occorrenze

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- Di chi è quella casa? Dimmelo, vecchio. - Quella ? - Dove è entrata una donna. . . - Affé, la è una storiella che mi chiedete, o Steno, pericolosa

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L'uscio tarlato e nero chiuse a doppia chiave, e al chiodo che pendeva da una sconnessa trave sorrise come al volto di una donna amorosa, o alle

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, tu che ogni giorno alla turba ti sveli, padre, una volta, una sola, a me svèlati! Deh mi esaudisci e mi dona, o Signore, un po' di lusso, di calma e di

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antiche degli avi cigolando gemettero dalle tarlate travi: gemettero d'angoscia, giacché una legge arcana affratella le cose alla famiglia umana. Si

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Il ciel rasserenavasi: bella, superba e sola la faccia del pianeta splendea da Chioggia a Pola; una striscia d'argento che dal canale uscìa e dritta

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L'occidente era in fiamme e Venezia imbruniva. Qua e là per le finestre qualche face appariva, errante, come in mezzo a una carta abbruciata, dai

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di Olimpio segna sulle bianche nubi un semicerchio che sembra la porta di una lontana galleria nel cielo, buia come un mister. Sono allagate le

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Era il buon tempo. Il Fauno, guardia del porticato, fu la più mesta vittima dello splendor passato; egli che nel marmoreo malinconico cuore una notte

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guscio. Berenice! eh, la vecchia! È il cavalier Lionello che vi chiede l'onore di entrar nel vostro ostello! Vedrai, Steno, una reggia... ehi la grama

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scordato, né un pensier, né una lagrima, né un fiorellin soltanto avea, passando a caso, gettato in camposanto. Fatto il vuoto, divise l'aule immense e i

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, carezze, amplessi, lagrime prodigate all'idea d'una donna, amor senza speranze eppure amor capaci di profonde esultanze; che non chiedete l'obolo a Lei

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ignoti, già cigolava qualche vigil carro da cui, forse dicendo una preghiera, guardava il parco leggendario un pio beneditor di solchi, uscì da un cespo

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leggenda prese il suo folle andazzo, si gettò dalle coltri e lanciossi al verone. In quel punto una gondola costeggiava il portone. E il grido non finiva

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, se su lo sterpo inaridisce il fiore, l'amor non appassisce sotto i capelli bianchi? Ah, piuttosto una serpe mi si configga ai fianchi che alloggiarvi

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tanto eppure contenente un mistero più di una culla dolce, più buio di un avello ?... Solo forse nell'aria qualche migrante augello tentò un trillo di

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fochi n'erano spenti; solo da una rossa cortina un barlume che andava e venìa, peregrina facella, certamente in mano alla contessa. S'apre una porticina

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caduto. Bella è là dentro, ignara dello scambio avvenuto; tanto terror la prese che ancor non mosse accento. Il giovinetto trema come una foglia al vento

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da un tremito agitata, traeva una medaglia di gemme tempestata. V'era pinta una veneta faccia, seria, canuta che due grandi occhi apriva fra una

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l'orme ponete salirebbe una croce e vi morrìa di sete, che toglierebbe il serto di fronte alla doghessa per deporvelo ai piedi quando siete alla messa

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capucci neri, che non san per qual strana avventura di mare una gondola errante sull'orizzonte appare. E così ben si aggruppano le sussurranti tornie

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! " quando la valle si ingombra di nebbia e di vaghi colori ed una mesta voluttà ineffabile assalta i nostri cuori; e ti senti immortal, pensando al

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immergersi la sua pupilla brana, al chiaror di una lampada mite come la luna; sempre, ovunque, all'orgoglio, alla dolcezza vaga del possesso invidiato e

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somigliano, quando è squallida la notte, a una botte dove, a frotte, istrioni con megere vanno a bere; sul manier, nel vallone torvo e ner; per le

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... Disperarci per questo? Eh son tante le stelle, che per una è da ciuco il perderci la pelle... Ma, a proposito, diavolo! una or io ne scordava...- Steno

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quei lampi... Larve pallide - sfuggevoli per le squallide - vallée parean Strigi, o parean Dee; al mio piè, filando bava, una biscia strisciava. Le

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vicina. Dimmi, pupilla immota, qual fu per te?... Fu l’ora che conoscesti l'Eva, e ti impietrì una vipera che un angelo pareva. E qual per te

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- malati. Fiocchi - di lana parean le nuvole, e una campana lontana - al dubbio del viatore dicea: tre ore . " Veh, un gobbetto! Oh il bel gobbetto Dal

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cima! Un dì (lontano come i dì felici) per una landa erravo ove tu avresti una tela eternata; e pensavo a mia madre ed agli amici, e alla patria lasciata

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braccio di neve, braccio di fata, ahi lasso! di una piuma men greve... Scorser due lustri appena, ed era l'ora istessa! Come splendean le faci! Con che

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somigliano a due belve che anelino a sbranarsi. Ha stretti i pugni e stillano sangue. Oh pietà! Gli spunta dalle ciglia una lagrima, e sul giovin le

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forse le supponi il scintillar di un vetro... " Sporgi al veron le piccole mani, una sola almeno, e sembrerà un miracolo di più nel ciel sereno". " E

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l'amante parrai di un senatore! " L'anima ho piena di versi rimati, e porterò con me la mia mandòla: parole e musica ti alletteran come una cosa sola

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immota, una nota - e nulla più. I tramonti vi eran tragici; ombre orrende, incendii immani! Draghi o nani somigliavano gli arbuscoli, e i grandi alberi

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, strano, volubile e innocente. Solea dir d'esser nato alla vita mondana dall'abbraccio di un diavolo con una Dea pagana; però a far certo il prossimo

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balsamiche una gente futura. Ed assorte in pensier di spaventevoli colpi di scimitarre e catapulte, in mezzo all'alta noia ed al misterio delle camgagne

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